Il 1592 fu l’anno di costruzione della strada Priula di fondo valle, dal nome del provveditore veneto Alvise Priuli che la fece costruire e “tagliare nel sasso vivo”. Verso la fine del 1500 Venezia, duramente impegnata nella guerra del pepe, decise di costruire una strada carrabile che le permettesse di raggiungere i liberi Cantoni Svizzeri e di lì la valle del Reno, senza pagare dazi e dogane agli Spagnoli. Cercava così una valida alternativa alle strade di Trento, del Gottardo e del Tirolo per fare giungere in tutte le contrade d’Europa le ricche e pregiate mercanzie veneziane ed orientali. Tra le merci trasportate c’erano il cuoio lavorato alle cere, il sapone, le sete, l’uva passa, ai quali nel ‘700 si aggiunsero liquori e caffè. Su tutto dominavano, non per volume ma per valore, pepe e spezie d’ogni tipo che giungevano a Venezia sui convogli di navi provenienti dall’Oriente e poi venivano distribuite per tutta l’Europa con carri e carovane di muli. La richiesta di spezie era elevatissima, non solo per conservare i cibi e renderli più gradevoli, ma anche per preparare bevande e in particolare per usi medicinali. Ma per la Cà San Marco passavano anche grossi quantitativi di salnitro, la materia prima usata per fabbricare polvere da sparo.
La Priula risaliva il fondo valle forzando le due strette, fino allora invalicabili, della Botta e di Sedrina. I grossi centri disposti sul tracciato della via “Alta” decaddero mentre i paesi dell’Alta Valle divennero il centro di traffici e commerci.
Quando la strada fu ultimata nel 1600 scoppiò la guerra in Valtellina e la stessa fu occupata dagli Spagnoli; il progetto di Venezia fallì e la strada rimase a beneficio dei valligiani. Prima di allora le carovane di muli che raggiungevano il grande mercato di Serina, o i minori di Olmo e Averara, impiegavano ore ed ore per coprire il tracciato incerto e spesso impervio delle mulattiere. Il grande trasporto di merci pesanti era negato dalla natura della strada, così come quello della posta e delle notizie. Con l’apertura di una strada carrabile le comunicazioni divennero più veloci e i contatti col mondo “al di sotto della Goggia” meno rarefatti. Pur non interessando direttamente il nostro paese il grande impulso che essa diede agli scambi portò giovamento anche agli abitanti di Piazzatorre: si aprì il mercato al carbone e soprattutto al legname che altrimenti doveva essere trasportato via fiume nei periodi di piena. Inoltre da quel momento fu reso possibile il funzionamento del servizio postale.
Nel 1593 la comunità di Piazzatorre venne collegata con la strada Priula attraverso un grazioso ponte in località Jai sotto Piazzolo. Abbracciava con un arco perfetto, a tutto sesto, le sponde rocciose del Brembo sotto la strada per Mezzoldo, in prossimità del bivio di Piazzatorre. La costruzione iniziò nel 1593 per opera della squadra dell’Olmo con un preventivo di lire 450 imperiali (con l’alluvione del 1987 è scomparso anche quest’altro importante frammento del tracciato della strada Priula).
Di lì a poco, dagli inizi del 1600, si ebbe il primo boom edilizio con vere costruzioni abitative di un certo rilievo socio - familistico: Cà di Berere, Cà Santa, Cà Maisis, Cà Gottaroli, Cà di Sörine, Cà di Boi. Erano nuclei residenziali che testimoniavano un certo agio economico e una vera autonomia di organizzazione sociale.