È l’edificio più grazioso che ci rimane. Tutto l’esterno è cosparso di fregi, affreschi e festoni attorno a ciascuna finestra. In ogni festone è dipinta una massima illustrata da una piccola scena.
Il grande portone al piano terra è ornato da un gran festone e sormontato da una loggia in pietra, con ringhiera in ferro battuto legata con chiodi. Qui primeggia lo stemma di famiglia sotto il quale il motto latino “Non manet aeternum Dominus sine semine vivens ipsius at longum stemmate nomen habet”. Saggio e severo monito della caducità terrena (vita breve hanno anche i padroni di casa, se non ci sono eredi vivrà almeno lo stemma).
Dice l’Angelini (1974 in “Arte minore bergamasca”): “Lo scomparto è così diviso: un pianterreno con le finestre quadre e inferiate, la porta centrale a motivi dipinti ornati, un piano superiore di maggiore altezza con finestre rettangolari a riquadrature sagomate sobrie e un soprastante ornamento a colori che racchiude emblemi contornati da nastri con motivi simbolici italiani o latini, e infine un secondo piano, basso di sottotetto, illuminato pure da quadrotti di luce con riquadrature lineari. In centro sopra le porte un balcone e lo stemma della famiglia...”.
In un’ala della casa trova attualmente sede l’asilo infantile.